Regia di Paolo Genovese
Con: Silvio Muccino, Marco Giallini, Rocco Papaleo, Valerio Mastandrea, Vittoria Puccini, Vinicio Marchioni, Sabrina Ferilli.
“Deludente trasposizione di una serie TV americana di successo. – Non si può fare”
“The Place”, regia di Paolo Genovese, è il film che ha chiuso la 12^ edizione della Festa del Cinema di Roma.
Ambientato all’interno di un bar chiamato appunto “The Place”, narra la storia di un uomo (Valerio Mastandrea) che, seduto all’ultimo tavolo dal quale non si muoverà per l’intera durata della pellicola, riceve continue visite da parte di clienti che vogliono qualcosa.
Ciascuno di loro vuole assolutamente realizzare un desiderio profondo, quasi impossibile.
Eppure, a detta dell’uomo, tutto “Si può fare”, ma, ogni cosa ha il suo prezzo.
La tavola calda che ospita l’uomo ed i suoi rispettivi clienti, è completamente decontestualizzata e senza tempo.
E’ semplicemente “un posto”.
Un posto ovunque nel mondo.
Il focus non è dunque concentrato sui luoghi in cui avvengono le azioni, che non vengono mai mostrati, ma bensì sulle cause scatenanti; sulle passioni e sui desideri ardenti che ci spingono a legittimare ogni tipo di scelta pur di ottenere ciò che vogliamo.
E’ un cinema fatto di campi-controcampi, di dialoghi infiniti, sguardi, piccoli gesti e punti di vista semi-soggettivi, di dettagli.
Le storie degli otto clienti che confessano i loro sogni, le loro ambizioni e le loro aspirazioni, all’uomo seduto all’ultimo tavolo, finiranno per incastrarsi tra loro alla perfezione rendendo ogni mossa scontata e decisamente prevedibile.
Il ruolo di Valerio Mastandrea non è definito.
Potrebbe rappresentare il libero arbitrio – per la realizzazione dei desideri dei suoi clienti, offre soluzioni spesso immorali e a volte disumane ma senza mai costringere nessuno a compierle. Ognuno di loro è infatti libero di scegliere quale strada intraprendere – oppure potrebbe essere la trasposizione di uno specchio che riflette l’anima e l’essenza profonda di ciascuno, con relative luci ed ombre o addirittura il peso della croce da portare da cui i clienti “escono trafitti” (cit del personaggio di Sabrina Ferilli)
Script che potrebbe anche essere considerato originale se non fosse che, in realta, è l’esatta trasposizione della serie tv americana “The Booth at the End“.
Personalmente “The Place” mi ha ricordato molto, per il sottile filo che collega la nostra vita a quella degli altri, il film “The Box” di Richard Kelly in cui una coppia di giovani sposi riceve una scatola con un pulsante rosso. Avranno ventiquattro ore di tempo per decidere se premere o meno il bottone. Se lo premono, una persona che non conoscono morirà e riceveranno un milione di dollari; se non lo premono, restituiranno la scatola e nulla accadrà.
Sicuramente un’opera che vorrebbe uscire dall’ovvietà ma pecca in un suo personale “si può fare” che è solo frutto di una mera scopiazzatura.
VOTO: 2/5
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